GIOVEDÌ 16 Marzo

 

Gen 18, 1-15; Sal 118, 49-56; Pr 7, 1-9. 24-27; Mt 6,1-6

 

5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6,5-6)

 

Entrare nella propria camera e pregare nel segreto vuol dire cercare una preghiera autentica, gradita a Dio. Vuol dire cercare del tempo solo per Dio, gratuitamente, per dialogare con Lui, senza che nessuno lo sappia. Se ci si dispone in questo atteggiamento di preghiera si riceve la ricompensa del Padre, ovvero l’esperienza della sua vicinanza, della sua presenza. È questa preghiera che Gesù ci chiede di cercare, non quella di chi prega per farsi vedere e “per mettersi la coscienza in pace”, perché questa è una preghiera ipocrita, che non avvicina al Padre. Accogliamo allora l’invito di Gesù a convertire il cuore verso la preghiera sincera.

 

Preghiamo

 

O Dio tu ci hai amato per primo.

Durante tutta la vita, tu ci ami per primo.

Quando volgiamo il nostro pensiero a te, tu sei il primo,

tu ci hai amati per primo.

E così sempre.              

    (Soren Kierkegaard)

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

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