Domenica 4 giugno Solennità di Pentecoste

At 2,1-11; Sal 103 (104); 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20

 

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,15-17).

 

Nel Vangelo di Giovanni non c’è opposizione fra credere e amare: il comandamento unico è di credere e amarsi gli uni gli altri. Amare, soprattutto nella tradizione biblica, non è in primo luogo un sentimento. L’amore esige di esprimersi attraverso la fedeltà ai comandamenti. Gesù mette in relazione comandamenti e amore, affermando che lo Spirito verrà ad abitare in mezzo ai suoi discepoli. Per mezzo di questo dono la Chiesa può vivere la sua fedeltà amando e osservando i comandamenti. L’insistenza sul legame fra lo Spirito e l’amore dice qualcosa della specificità dell’amore cristiano e anche della sua difficoltà, a livello puramente umano. Amare è difficile, come Gesù ha mostrato nel gesto della lavanda dei piedi. La fedeltà dell’amore è possibile grazie al dono del difensore, lo Spirito di verità che insegna, ricorda, dà testimonianza in favore di Gesù, trionfa sul mondo. Lo Spirito è il grande dono ricevuto nel Battesimo, un dono che ci permette di essere oggi nel mondo presenza di Cristo, sua immagine, suoi discepoli.

 

Preghiamo

Signore Gesù,

nel grande dono dello Spirito

tu ci ha resi capaci di renderti testimonianza.

Apri le nostre menti ad accogliere il Paraclito

che ci ricorda quanto hai detto e hai fatto.

 

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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