Venerdì 12 maggio

 

 

At 13,44-52; Sal 41 (42); Gv 7,25-31

 

Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?» (Gv 7,30-31).

 

Nel Vangelo di Giovanni Gesù non è arrestato ma si autoconsegna. Egli non sarà imprigionato dalle guardie, ma si consegnerà liberamente. Questo sottolinea il dono che Gesù fa di sé, la qualità della sua autodonazione d’amore. Pare quasi che i nemici non possano fare nulla contro Gesù, fino al momento in cui egli decide di obbedire alla volontà del Padre, accettando di entrare nella passione e salendo sulla croce. Così Gesù manifesta la sua autorità, sottraendosi all’arresto perché la sua ora non è ancora venuta. Se alcuni si oppongono a Gesù, al punto di volerlo arrestare, altri credono in lui, riconoscendo i segni che egli compie. Nel Vangelo di Giovanni l’umanità si divide in due: alcuni si oppongono a Gesù e lo rifiutano; altri invece lo accolgono e credono in lui. Di fronte a lui, ancora oggi è possibile all’uomo aprirsi oppure chiudersi, accogliere la sua rivelazione oppure rifiutarla. Quanto è accaduto di fronte a Gesù avviene ancora, permettendo a noi di vivere lo stesso incontro, chiedendo a noi la stessa decisione di fede.

 

Preghiamo

 

Signore Gesù,

tu non smetti di rivelarti a noi

e ci chiedi di aderire a te con tutto il cuore.

Donaci la grazia di rispondere con gioia

alla tua chiamata.

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

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