Mercoledì 26 aprile

 

 

At 2,29-41; Sal 117 (118); Gv 3,1-7

 

«In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,3-5).  

 

L’evangelista Giovanni ama le ambiguità. Spesso attraverso di esse riesce a dire qualcosa di profondo. È il caso del dialogo con Nicodemo. Dice Gesù all’uomo che lo ha cercato di notte: «Se uno non nasce anothen». Il termine anothen può significare «dall’alto» oppure «di nuovo». Nicodemo lo comprende nella seconda accezione, mentre Gesù intendeva la prima. Così il membro del sinedrio immagina un impossibile ritorno nel grembo materno, mentre Gesù pensa al cielo, cioè a Dio. Ma questa rinascita dall’alto rappresenta un totale rinnovamento, operato dallo Spirito e realizzato per il cristiano nell’acqua battesimale. A dire che non è possibile aderire a Gesù mantenendo usanze e modi di pensare legati a una mentalità, a un costume civile, alla buona educazione, al buon senso. È necessario aprirsi allo Spirito di Gesù che non smette di operare e di far crescere l’uomo secondo il modello del Figlio di Dio. È la novità del Regno che si manifesta.

 

 

Preghiamo

 

Il tuo Spirito, Padre,

non smetta di plasmarci perché diventiamo anche noi

a immagine del Figlio tuo.

 

[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]

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