TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA – CENA DEL SIGNORE

 

 

Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75

 

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". (1 Cor 11,23-25)

 

Passano i secoli e passano i millenni, e noi abbiamo il coraggio di trovare la nostra gioia e la nostra speranza in queste parole, che Paolo ha raccolto dagli apostoli e ha passato alle sue comunità, parole che sono giunte sino a noi e che noi continuiamo a ripetere tendendo le mani per ricevere il dono della vita del Signore. Non ci stanchiamo di tornare, commossi, a quel gesto di quella sera, per dire che se Dio si dona perché noi possiamo vivere, allora c’è motivo per custodire speranza e affrontare ogni giorno, ogni settimana. Facciamo memoria per non perdere la direzione e non rimanere smarriti, e perché la tenerezza di Dio ci appaia costantemente viva davanti agli occhi, a dispetto di ogni quotidiana fatica. Grazie.

 

Preghiamo

 

In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto.
(Ef 1,7-9)
 

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