At 1,9a.12-14; Sal 132; 2Cor 4,1-6; Lc 24,13-35

 

 

«Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele». (Lc 24,21)

 

 Gesù è “con noi”, è l’Emmanuele, e lo è a prescindere dalla nostra capacità di riconoscerlo. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, abbiamo potuto seguire Gesù per le strade della Palestina. Lo abbiamo magari visto far miracoli, guarigioni ed esorcismi. Lo abbiamo visto discutere e contendere con i sapienti e gli intelligenti; lo abbiamo visto piangere su Gerusalemme, esultare per i Suoi “piccoli”, rimproverare chi si credeva giusto. Poi di colpo è stato preso, condannato e ucciso.

Abbiamo sbagliato a seguirlo? Non era lui che avrebbe salvato Israele? Anche noi ci allontaniamo perché “…speravamo…”. Ma adesso tocca al risorto seguire i nostri passi. Prima eravamo noi a seguire i suoi.

A lui, senza riconoscerlo, raccontiamo tutto; perché noi sappiamo esattamente tutto quello che è successo. Sappiamo tutto. Ma non crediamo più a niente. Allora Gesù ci spiega le scritture e ci dà il suo “pane”, e questo avviene da due millenni: sono duemila anni che la Chiesa fà questo in Gesù. Può sembrare poco, ma è quanto basta per correre nella notte (Ct 5,2-8) e gridare a tutti che il Crocifisso è risorto.

 

Preghiamo col Salmo

 

Ecco, com’è bello e com’è dolce

che i fratelli vivano insieme!           

È come olio prezioso versato sul capo,

che scende sulla barba, la barba di Aronne,

che scende sull’orlo della sua veste.

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