Giorno aneucaristico

 

Egli non se ne sta come uno spettatore disinteressato o un giudice freddo e lontano, ma “soffre” per noi e con noi, per le nostre solitudini incapaci di amare, perché Lui ci ama. La “sofferenza” divina non è incompatibile con le perfezioni divine: è la sofferenza dell’amore che si fa carico, la “com-passione” attiva e libera, frutto di gratuità senza limiti. Sempre più, nel cammino della vita, sotto i colpi di luce del Vangelo, il Dio di Gesù Cristo mi è apparso come il Dio capace di tenerezza e di pietà fino al punto da “soffrire” per i peccati del mondo. Un Dio tenero come un Padre e una Madre, che non rinnega mai i suoi figli. Un Dio umile, che manifesta la Sua onnipotenza e la Sua libertà proprio nella sua apparente debolezza di fronte al male. Un Dio che per amore accetta di subire il peso del nostro peccato e del dolore che esso introduce nel mondo. Proprio così, però, nella morte di Gesù sulla croce, Dio ci insegna a trarre il bene dal male, la vita dalla morte. Appare allora contraddittorio il nostro continuo voler essere gratificati da tutti e da tutto, a cominciare da Dio, mentre lo contempliamo crocifisso. Come vorrei che tutti a questo punto capissero che il mistero di un Dio morto e risorto è la chiave dell’esistenza umana e il succo del Vangelo e della nostra fede!

 

Preghiamo

 

Signore Gesù, Tu sai come io avverto la fatica della condizione umana, il peso dell’ingiustizia e della fragilità, dell’inadeguatezza e della paura di amare: grazie per essermi venuto incontro nella Tua Parola e nei Sacramenti; grazie per avermi accolto con Te nel cuore del Padre, attirandomi nello Spirito a vivere il deserto fecondo della preghiera dove parli al cuore del mio cuore.

Nell’ora del dolore e della prova donami la certezza di non essere solo, ma di saperTi e volerTi vicino, per vivere con Te la mia offerta nella sequela umile e fiduciosa di Te.

 

(Carlo Maria Martini – Parlo al tuo cuore)

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