Giorno aneucaristico

 

Nella sua dolorosissima agonia Gesù ci insegna a essere figli: lo fa anzitutto assumendo su di sé l’angoscia che il cuore umano prova davanti alla morte. Gesù non ritorce questa angoscia contro il Padre, quasi facendogli colpa di avergli dato quella vita che ora precipita verso il baratro. Il Padre non è la controparte verso cui lanciare il rancore del rifiuto ; è, invece, il confidente a cui rivolgere l’invocazione estrema, fidandosi senza riserve del suo disegno, per quanto oscuro e misterioso. La parola della confidenza e della tenerezza, l’appellativo “Abbà” che l’ebreo usava nella quotidianità di un rapporto di affidamento al proprio padre terreno, diventa l’espressione dell’esperienza filiale che Gesù vive e di cui ci rende partecipi al di là di ogni nostra possibilità.

 

(Carlo Maria Martini – Ritorno al Padre di tutti)

 

 

Preghiamo

 

Giubilate, o cieli, rallégrati, o terra,

gridate di gioia, o monti,

perché il Signoreconsola il suo popolo

e ha misericordia dei suoi poveri.

Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato,

il Signore mi ha dimenticato".

Si dimentica forse una donna del suo bambino,

così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?

Anche se costoro si dimenticassero,

io invece non ti dimenticherò mai.

Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato,

le tue mura sono sempre davanti a me.

 

(Is 49, 13-16)

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