Giorno aneucaristico

 

La solitudine nella quale finiamo per trovarci può essere vinta se noi veniamo a sapere che qualcuno sta alla porta del nostro tempo con intenzione amica; se impariamo ad ascoltare, la sua voce vince la paura e rompe l’isolamento. Allora io non sono più prigioniero del tempo, ostaggio di un destino anonimo che avvolge le cose in effimero transito attraverso la caducità. Qualcuno bussa alla mia porta per dividere il suo tempo con me e dare al mio tempo una dignità e una prospettiva che mai avrei osato sperare. Se imparo a coltivare l’attesa, a vivere il tempo sostando nella affettuosa contemplazione del Signore, come fa la Sposa, e nell’operoso ascolto dello Spirito, che risveglia le membra intorpidite dall’ombra della morte, posso fare ben più che sopravvivere alla paura e fronteggiare l’angoscia. Posso vegliare su ciò che ho di più prezioso, custodendo i valori che ho già imparato ad apprezzare, arricchendo i talenti che mi sono stati affidati.

 

 

Preghiamo

 

Tu sai Signore e Padre mio, che voglio abbandonare a te la mia vita e la mia morte, come Gesù.

Ma tu sei la purezza assoluta, la luce che illumina ogni angolo oscuro del mio cuore, ogni angolo che non si apre a te nella vigilanza, che resta prigioniero del tempo e della frustrazione.

Così dopo la morte, mi darai ancora qualche altro misterioso tempo diverso da quello terreno per realizzare in me, pienamente, il nome nuovo che da sempre mi hai dato, la condizione di figlio che sola mi permetterà di chiamarti – guardandoti negli occhi – "Padre".

 

(Carlo Maria Martini – Sto alla porta)

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