Ez 9,1-11; Sal 85 (86); Ml 3,13-18; Mt 13,53-58

 

«Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi?».     (Mt 13,54)                                                                                                    

 

Matteo ci dipinge un quadro che potrebbe essere dei giorni nostri ossia lo stupore, ma anche la difficoltà a riconoscere i segni di bene già presenti e operanti nell’oggi. A volte sembriamo essere più preoccupati di far rientrare quanto accade in uno schema già predefinito a scapito del riconoscere quel nuovo ed inaspettato che potrebbe sì sconvolgere la nostra esistenza ma, al contempo, infonderle nuova linfa e coraggio. La logica di Dio sembra infatti seguire altre strade facendo proclamare il suo vangelo a chi allora non deteneva il potere, come il figlio di un falegname prima o le donne sotto la croce o al Sepolcro poi. Le domande che vengono poste dalla gente esemplificano il frequente tentativo di normalizzazione: un’azione che mette a tacere la novità del vangelo invece che farle spazio e darle concretezza. Anche oggi forse ci scandalizziamo di chi, uscendo dagli schemi, annuncia la buona notizia percorrendo strade a noi impensate, che però mostrano tutta la loro bontà e capacità di essere e fare del bene per l’uomo.

 

 

Preghiamo

 

Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio.

Mostrami, Signore, la tua via,

perché nella tua verità io cammini;

tieni unito il mio cuore, perché tema il tuo nome.

     (dal Sal 86)

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