Festa di san Tommaso, apostolo

At 20, 18b-31; Sal 95 (96); 1Cor 4, 9-15; Gv 20, 24-29

Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio.  (At 20,22-23)

Quanto afferma Paolo riguardo a sé può essere applicato anche alla vita dell’apostolo Tommaso e, addirittura, può essere il criterio perché ogni cristiano consideri la propria esistenza: chi segue il Signore considera questione determinante la possibilità di dare testimonianza al vangelo.
Una volta definito quello come centro dell’interesse di una vita intera, tutto il resto acquisisce un valore differente, non perché risulti sminuito, bensì perché ha un ruolo relativo, cioè legato a quell’unico fine. Non si tratta di ridurre i vari aspetti della propria esistenza, ma di scoprire come trovino il loro senso più pieno proprio in ragione del vangelo, in quanto il legame con Gesù è un dono tanto grande da trasformare tutto.

Preghiamo

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Dal Salmo 95 (96)

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