Mercoledì della settimana della V Domenica dopo Pentecoste

Dt 27, 9-26; Sal 1; Lc 8, 19-21

Mosè e i sacerdoti leviti dissero a tutto Israele: «Fa’ silenzio e ascolta, Israele! Oggi sei divenuto il popolo del Signore, tuo Dio. Obbedirai quindi alla voce del Signore, tuo Dio, e metterai in pratica i suoi comandi e le sue leggi che oggi ti do».  (Dt 27,9-10)

L’alleanza con il Signore è un dono, ma perché essa sia accolta e vissuta necessita del coinvolgimento del popolo; esso si attua innanzitutto mettendosi in ascolto, facendo silenzio. Quella è la condizione preventiva e indispensabile, poiché l’unica che consente di fare spazio così da poter ricevere quanto il Signore offre.
Fare silenzio è un’azione che rende possibile ogni altra azione, posizionandola nella giusta collocazione: ogni azione umana è risposta all’agire del Signore, così che la misura della sua possibilità non è limitata all’orizzonte umano, ma dilatata fino all’impensabile, perché definita secondo la misura divina.

Preghiamo

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

dal Salmo 1

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