Lunedì della settimana della V Domenica dopo Pentecoste
Dt 26, 1-11; Sal 43 (44); Lc 8, 4-15
Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. (Dt 26,4-10)
La memoria della storia della liberazione si conclude con un’offerta fatta al Signore. Ripercorrere la propria storia è per ogni israelita l’occasione di segnalare tutti i passaggi nei quali il sostegno del Signore è stato determinante per giungere alla libertà nella terra promessa. Il compimento di questa libertà non si conclude però nel farne memoria, ma nel rispondere con gratitudine al Signore, offrendo a lui i primi frutti dati da quella terra. Quel fatto è determinante, perché tiene in vita il dono ricevuto, riconoscendo che la libertà ottenuta non è un possesso che chiuda in sé stessi, di cui disporre secondo le proprie limitate visioni, ma ciò che può tornare al Signore, così da essere nuovamente aperto alla vita, così da continuare in una storia sempre nuova.
Come per Israele che risponde con l’offerta al dono di cui fa memoria, ogni cristiano può, ogni giorno, definire lo stesso rapporto con i doni ricevuti dal Signore: avere la capacità di non trattenerli come un diritto, ma offrire a Lui ciò di cui si dispone, così da ottenere la piena libertà che consente di fare grandi cose in ogni occasione.
Preghiamo
Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l’opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
Tu, per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per farli prosperare hai distrutto i popoli.
Dal Salmo 43 (44)