Mercoledì della settimana della IV Domenica dopo Pentecoste

Dt 16, 18-20; 17, 8-13; Sal 24 (25); Lc 7, 11-17

Mosè disse a tutto Israele: «Ti costituirai giudici e scribi in tutte le città che il Signore, tuo Dio, ti dà, tribù per tribù; essi giudicheranno il popolo con giuste sentenze. Non lederai il diritto, non avrai riguardi personali e non accetterai regali, perché il regalo acceca gli occhi dei saggi e corrompe le parole dei giusti. La giustizia e solo la giustizia seguirai, per poter vivere e possedere la terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti». (Dt 16,18-20)

La condizione per godere pienamente della terra è la possibilità di vivere legami giusti. Per questo Mosè esorta a scegliere persone che abbiano il compito di giudicare e, più in generale, stabilisce la giustizia come la forma appropriata per i rapporti tra gli israeliti.
La giustizia è necessaria per poter godere della terra promessa perché solo se i rapporti tra le persone sono giusti – non condizionati a partire da differenze e favoritismi, la terra sarà effettivamente di tutti, ciascun israelita potrà considerarla come un luogo accogliente. Così è per ciascuno nel tempo presente: è necessario che chi riconosce che tutto è dono del Signore si attivi per vivere secondo giustizia, cioè facendo sì che ogni suo atto non sia una sopraffazione, ma consenta anche ai fratelli di godere dello stesso dono. Si tratta di un criterio semplice, che chiede però la conversione di molte pratiche quotidiane.

Preghiamo

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Dal Salmo 24 (25)

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