Mercoledì della VII settimana di Pasqua
Ct 1,5-6b.7-8b; Sal 22 (23); Ef 2,1-10; Gv 15,12-17
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio. (Ef 2,8-9)
Già nella lettera ai Colossesi, san Paolo, aveva indicato il vertice del progetto divino nella risurrezione di Gesù (Col 1,20-23). Anche agli Efesini, e a noi oggi, l’apostolo ribadisce che per l’amore misericordioso di Dio «da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo, per grazia siete salvati», ovvero con Cristo sono risorti anche i cristiani, i credenti siedono con lui nei cieli. Il Dio fatto uomo ha salvato la nostra umanità e l’ha già assunta in cielo. Questo è puro dono: nulla abbiamo fatto o sforzo umano di volontà che ci possa meritare la grazia della salvezza. Come vivere dunque la fede? Nel rendere grazie e nella Chiesa: «Questo ci invita a vivere con gioiosa gratitudine che mai meriteremo, dal momento che quando uno è in grazia, la grazia che ha già ricevuto non può essere meritata». S. Teresina di Gesù Bambino afferma: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo Signore di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi» (cfr. Francesco, Gaudete et exsultate, nn. 54-56). Dall’amore di Gesù nasce la Chiesa, la madre, che c’insegna ad essere figli vivendo la Parola di Dio fino a renderla carne nella nostra vita.
Preghiamo
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino,
a motivo del suo nome.
(Salmo 23)