Solennità di Pentecoste

At 3,1-8 / Sal 67 (68); 1Cor 2,9-16; Gv 3,1-13

Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. (Gv 3,5)

Acqua e Spirito, dal Primo Testamento fino all’ultimo profeta Giovanni il battezzatore, sono sempre collegati. La comunità cristiana assume la pratica rituale del battesimo perché è segno potente e trasformante della nuova creazione che ri-genera la persona, attraverso l’azione dello Spirito e della Parola di Dio. Anche sulla croce di Gesù, acqua e Spirito sono associati quando dal suo costato escono sangue e acqua. L’acqua è segno della purificazione (Gv 13,10) e si è uri per la “Parola annunciata” (Gv 15,3). Nascere da acqua e da Spirito non sono frutto di uno sforzo volontaristico personale, ma opera dello Spirito Santo che ricrea portando a compimento la creazione. Tutto è grazia, e questo dono viene dalla Pasqua di Gesù che è la fonte della vita. Cristo è il figlio dell’uomo che disceso dal cielo può rivelare il dono di Dio per l’umanità: il dono di sé per la salvezza dell’umanità. Noi uomini e donne del terzo millennio siamo raggiunti da questo dono, nella forma sacramentale che ci fa rinascere nella Pasqua di Cristo, immersi in acqua e Spirito Santo, rendendoci contemporanei nella salvezza: qui sta la vera sapienza, saperlo riconoscere e accoglierlo.

Preghiamo

O Dio, che nel tuo Spirito hai salvato l’umanità
e la guidi nel suo cammino,
accresci nella Chiesa il numero dei credenti e l’amore sincero
dei tuoi figli.

(dalla liturgia)

 

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