Martedì della VI settimana di Pasqua
At 19,21 – 20,1b; Sal 148; Gv 14,1-6
Scoppiò un grande tumulto riguardo a questa via. (At 19,23)
Nel testo troviamo un nome nuovo per dire il cristianesimo: via. Se è una “via”, significa che è strada da percorrere, modo di vivere, rapporto personale con il Signore risorto. Gesù ha affermato di sé: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Significa che non basta “sapere” la Bibbia o il catechismo, occorre vivere quotidianamente il Vangelo, assumere lo stile di Gesù. Il cristianesimo non è una religione da capire, è invece una persona da accogliere nella nostra vita, ovvero Cristo Signore. Per fare questo occorre un cammino di discepolato, ci sono di aiuto due testimoni. Pietro nell’Ultima Cena, si sente dire dal Maestro «Dove io vado tu, per ora, non puoi venire» (Gv 13,6), non era ancora pronto a questa maturità. Dovrà accogliere la Pasqua di Gesù per esserlo, e sentirsi dire più tardi «Seguimi» (Gv 21,19). Così anche Nicodemo accetta di accogliere la Pasqua di Gesù e, contravviene alle leggi giudaiche sull’impurità «Vi andò anche Nicodèmo… Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi… per la sepoltura» (Gv 19,39 e 40). Solo camminando e accogliendo la Pasqua del redentore possiamo dirci cristiani.
Preghiamo
Fa che io ti lodi, Signore, dammi la forza di cantare.
Le mie labbra risuonino di gioia quando canto per te.
(Salmo 70)