I Domenica di Avvento

Is 24,16b-23; Sal 79 (80); 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-27

Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: “Di’ a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?”. (Mc 13,3-4)

Contempliamo Gesù – maestro che sta parlando coi suoi discepoli – seduto di fronte al tempio di cui ha appena predetto la distruzione. I suoi erano rimasti ammirati dalla bellezza e dalla grandiosità della costruzione; preoccupati per ciò che stava loro così a cuore, osano chiedergli qualche cosa in privato. Inevitabile una domanda sulle cose che devono ancora accadere. Gesù aiuta a comprendere il presente, non intende predire il futuro disegnando scenari apocalittici; non sottolinea nulla circa la morte dei discepoli, preferisce dare consigli sapienziali su come affrontare il momento. Quello che conta non è la data della distruzione di Gerusalemme e della maestosità del suo tempio: interessa la modalità con cui vivere l’attesa del Signore. Tutto è nelle mani del Padre, inutile pretendere di sapere quando sarà la fine del mondo! Non il futuro, ma il presente è tempo da vivere come figli e fratelli. Come vivo ora questo tempo di grazia?

Preghiamo

Signore, Dio degli eserciti, fino a quando fremerai
di sdegno contro le preghiere del tuo popolo?
Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.

Dal Salmo 79 (80)

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