Sabato, Settimana della II Domenica di Pasqua

At 5,12-1; Sal 47 (48); 1Cor 12,12-20; Gv 3,31-36

«Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti». (Gv 3,31)

È Gesù colui che viene dall’alto, dal cielo. L’origine e la provenienza rivelano l’identità della persona. Egli non appartiene alla terra ma a Dio, di cui ci rivela il volto di Padre e di cui testimonia la relazione speciale di figliolanza. Egli viene dall’alto, dimora dell’Altissimo, e dunque ne è Figlio. Anche noi, come ogni uomo, siamo chiamati a fare memoria che siamo stati creati ad immagine di Dio, siamo fratelli ed imitatori di Gesù.
Non è presunzione alzare lo sguardo verso il cielo, verso Dio, e desiderare di arrivare lì. Perché è lì che troviamo il senso della nostra esistenza e la pienezza di un amore che non ha confini. Abitiamo la terra e la percorriamo ogni giorno ma dobbiamo avere un respiro di cielo. Se realmente il suo Spirito abita in noi troveremo gesti e parole secondo il cielo. Il desiderio di eternità colma ogni nostra azione, illumina ogni scelta. Se la nostra logica e il nostro sguardo vanno oltre l’immediatezza del quotidiano e raggiungono ciò che vale davvero e per sempre allora l’intera nostra esistenza assume un altro sapore.

 

Preghiamo

Insegnaci, Signore,
a camminare sulla terra tenendo fisso il nostro sguardo al cielo.
Sapremo così riconoscere ciò che vale
e ciò per cui spendere ogni nostra energia.

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