Venerdì 9 marzo - Feria aliturgica

Nm 28,1.3a.16-25; Esd 6,19-22; Lv 22,17-21; Is 49,1-7

«È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra.» (Is 49,6)

Il tema del sacrificio continua a scandire il vespro di questi venerdì. In Numeri, il Signore istruisce Mosè su come celebrare la Pasqua e gli Azzimi. Osservare le prescrizioni rituali garantiva l’autenticità del sacrificio. Esdra ci narra di come i reduci dall’esilio abbiano celebrato la Pasqua nella terra dei padri: «tutti erano puri». Il Levitico prescrive che la vittima del sacrificio debba essere perfetta, senza difetti. È però Isaia a svelare il significato e il compimento di queste norme rituali. Parla di un misterioso personaggio nel quale la tradizione cristiana ha riconosciuto la prefigurazione del Signore Gesù e del suo mistero pasquale. La vittima perfetta per il sacrificio sarà lui, non soltanto perché «senza difetto», ma perché offrirà se stesso in un culto esistenziale capace di donare salvezza sino agli estremi confini della terra.

Preghiamo

Il tuo Spirito, Signore,
purifichi il nostro cuore.
Ci insegni le vie pasquali
del dono di noi stessi.
Diventeremo anche noi capaci
di renderti il culto che tu desideri.

[«Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» Lc 12,57 – LO SPIRITO, MAESTRO INTERIORE –
Quaresima e Pasqua 2018 -Centro Ambrosiano]

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