Lunedì 26 febbraio
Gen 17,1b-8; Sal 118 (119); Pr 5,1-13; Mt 5,27-30
«E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.» (Mt 5,30)
Dio fa alleanza con Abram, gli cambia il nome, legando il proprio nome al suo. In ebraico, infatti, al nome di Abram viene aggiunta una delle quattro lettere che compongono il Tetragramma, il nome santo di Dio. Non possiamo pronunciarlo, ma lo portiamo nel nostro nome. Dio diventa il Dio di Abramo e di ciascuno di noi, in un’alleanza fedele, alla quale Dio non verrà mai meno, nonostante le nostre infedeltà. Avere il nome di Dio nel proprio nome significa tendere alla sua stessa fedeltà. La nostra vita si unifica. In Matteo, Gesù ci invita a tagliare via un occhio, una mano, quando sono di scandalo. Ciò che scandalizza è l’ipocrisia, la doppiezza. La nostra mano destra che fa una cosa mentre la sinistra fa il contrario. Tagliare via significa tornare a rendere uno ciò che è doppio. Unificare la vita e il cuore. Così l’esistenza diventa fedele e feconda.
Preghiamo
Noi invochiamo, o Padre,
i doni del tuo Santo Spirito,
affinché unifichino la nostra vita
e il nostro cuore.
Cancella ogni doppiezza.
dai nostri cuori, mani, piedi…
[«Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?» Lc 12,57 – LO SPIRITO, MAESTRO INTERIORE –
Quaresima e Pasqua 2018 -Centro Ambrosiano]