At 8,9-17; Sal 67(68); Gv 5, 31-47

 

«… voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio». (Gv 5,44)

 

Nelle letture di questi giorni la liturgia ci ha fatto volare alto fino a gettare l’occhio nell’intimità di Dio, là dov’è la nostra vera dimora. Nel vangelo di oggi, Gesù, getta uno sguardo su di noi, su quello che è il punto di partenza. E ci va pesante. È, questo, uno di quei capitoli (insieme a Gv 8, Mt 23 ecc) in cui, istinti­va mente, si è tentati di dire: «Ce l’ha con i suoi conna­zionali!». Ed è vero. Ma i suoi “connazionali” oggi sia ­mo noi. Questa Parola ha attraversato il tempo per incon­trare noi. Per interrogarci. Voce, volto e Parola di Dio, che spazio di libertà trovano nella nostra vita (vv. 37­38)? Che significato ha per noi “l’amore di Dio”? E dove cerchiamo la gloria? In povere creature, fragili come noi? Ce n’è abbastanza da fare una dolorosa ma liberan­te revisione di vita. Oggi non commentiamo il vangelo, lasciamo che sia lui a commentare la verità della nostra anima.

 

Preghiamo

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici

e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.

Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi;

come si scioglie la cera di fronte al fuoco,

periscono i malvagi davanti a Dio.

(dal salmo 67)

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]

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