Gen 4,25-26; Sal 118 (119),17-24; Pr 4,1-9; Mt 5,20-26

Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono (Mt 5,20.23-24)

Oggi Gesù c’esorta ad essere giusti, ma niente tribunali e processi. Sta parlando della giustizia di Dio che già nell’AT diede una legge di salvezza per l’uomo che racchiudeva il segreto della pace interiore. Ora però il Figlio di Dio è venuto a riassumere precetti e norme in un unico comandamento, quello dell’amore. Per essere giusto e compiere opere di giustizia, basta amare, perciò non ci si può limitare a non uccidere. L’amore si astiene anche dal recare il minimo dispiacere, sa calibrare non solo i gesti, ma anche le parole; non può tollerare divisioni o rancori, tanto meno attorno alla mensa dell’altare. È una giustizia che va oltre, perché il limite è quello dell’amore infinito di Dio.

Preghiamo

Canterò al Signore perché ha compiuto prodigi.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà.

dal Salmo 97(98)

 

[La Parola ogni giorno – "Questo è il mio corpo, che è dato per voi". Pane di vita per le genti – Quaresima 2012 – Centro Ambrosiano]

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