san Mattia – festa

 

At 1,15-26; Sal 112(113); Ef 1,3-14; Mt 19,27-29

 

«… predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo…». (Ef 1,5)

 

La comunità dei discepoli è reduce da una profon­da ferita: Giuda Iscariota, uno dei dodici, fece da guida a coloro che arrestarono Gesù. Bisogna “passare oltre” (pasqua!) questa ferita. Come è risorto il corpo del crocifisso così va reintegrata la pienezza dei dodici, corpo apostolico, nuovo Israele. Gesù conosce la fragilità della sua comunità e la assume in anticipo per guarirla. La Chiesa, che è il suo corpo, viene ricostituita ogni volta che le “viscere di Giuda” (sparse su tutta la terra) si manifestano nei suoi figli. La Chiesa, che in Cristo è la comunità perfetta, non è tuttavia costituita da perfetti, bensì da peccatori amati! Potremmo storcere il naso davanti alle modalità di scelta del sostituto. In fondo Giuseppe Barsabba resta escluso e Mattia sembra un privilegiato. Ma non confondiamo missione e vocazione. Dio conosce il cuore di ciascuno. Sa quanto carico pos­siamo portare e ci chiama al servizio, non al privilegio. Se la missione è necessariamente differenziata, e questa è una grazia, la vocazione è una: figli, eredi, sigillati, cioè garantiti, nello Spirito Santo.

 

 

Preghiamo

Lavami e sarò più bianco della neve,

fammi sentire gioia e letizia,

esulteranno le ossa che hai spezzato.

Crea in me o Dio un cuore puro,

rendimi la gioia della tua salvezza.

(dal salmo 50)

 

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]

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