At 1,12-14; Sal 18(19); Gv 14,1-14

 

«E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio». (Gv 14,13)

 

È un’esperienza altissima farsi guidare da Gesù per guardare la Trinità. In essa, l’uno desidera la glo­ria dell’altro, come dice il Signore verso la finale di questo vangelo. Allora, dopo questa gloria, come si spie gano le parole di Paolo? Gli apostoli, addirittura, spazzatura del mondo? Rifiuto di tutti? Guardando la sto ria della Chiesa, poi, ci rendiamo conto che la causa di ciò non è tutta e solo nella cattiveria del mondo. Come ha detto Benedetto XVI, la più grossa persecuzione nella Chiesa è proprio quella imputabile ai peccati dei suoi figli. Oggi celebriamo la festa di due Apostoli. Anche loro hanno vissuto, come gli altri, il dramma della Pas ­sione e la gioia incontenibile della Resurrezione. Gesù non ha vergogna di affidare il suo vangelo a fragili vasi d’argilla. Lui non si vergogna della nostra debolezza e del nostro peccato. Se così facesse sarebbe come un me ­dico che si occupa solo di gente sana e che, sdegnato, al ­lontana i malati. Lui ci guarda come il suo più grande miracolo. Il nostro peccato non ci definisce e non avrà l’ultima parola. È già stato sconfitto. Noi possiamo get­tare il nostro peccato, spazzatura dell’anima, nella croce, fornace che può addirittura trasformarla in energia di vita nuova.

 

 

Preghiamo

 

I cieli narrano la gloria di Dio,

l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.

Il giorno al giorno ne affida il racconto

e la notte alla notte ne trasmette notizia.

(dal salmo 18)

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]

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