Martedì della settimana dopo la Dedicazione

Ap 1, 9-20; Sal 95 (96); Mc 3, 13-19

Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».  (Ap 1,17-18)

Con queste parole Gesù si presenta a Giovanni, incaricato di profetizzare alle chiese, per introdurre il discorso che intende rivolgergli. Quelle parole sono ancora rivolte a ogni essere umano: Gesù è il centro della storia, ciascuno può fondare la sua esistenza in lui, colui che è passato dalla morte alla vita per sempre, coinvolgendo tutte le creature nella sua vita. Quell’invito a «non temere» è valido per ogni giorno, è l’appello decisivo a riconoscere la presenza del Signore in ogni evento, a riconoscere che la storia intera porta a lui e può essere vissuta di conseguenza.

Preghiamo

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Dal Salmo 95 (96)

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