Venerdì della settimana della V domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
2Tm 2, 8-15; Sal 93 (94); Lc 20, 45-47
Questa parola e degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso. (2 Tm 2,11-12)
Il parallelismo costruito da Paolo cattura l’attenzione del lettore sull’ultima coppia di azioni. In queste poche righe è racchiusa tutta la libertà del cristiano e l’intera dimensione della misericordia affidabile del Signore; due dimensioni che non si contrappongono, ma che definiscono un’armonia profonda. Infatti, ogni azione del cristiano ha un valore pieno e duraturo, aperto dalla dimensione eterna. Ciò è vero in positivo, a riguardo della volontà di legare la propria vita a quella che non finisce del Signore, una possibilità libera che arriva fino all’eventualità del rinnegamento. Tuttavia, nulla può opporsi alla fedeltà del Signore, che ama a tal punto da non abbandonare neppure chi lo rifiuta. Sta a ciascuno scoprire la bellezza della sua fedeltà, lasciandosi coinvolgere e cambiare da un amore tanto profondo.
Preghiamo
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?
Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
Il Signore conosce i pensieri dell’uomo:
non sono che un soffio.
dal Salmo 93 (94)