Lunedì della settimana della III Domenica dopo l'Epifania
Sir 44, 1; 47, 18-25; Sal 71 (72); Mc 4, 10b. 24-25
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Salomone, nel nome del Signore Dio, che è chiamato Dio d’Israele, hai accumulato l’oro come stagno, hai ammassato l’argento come piombo. Ma hai steso i tuoi fianchi accanto alle donne e ne fosti dominato nel tuo corpo. Hai macchiato la tua gloria e hai profanato la tua discendenza, così da attirare l’ira divina sui tuoi figli ed essere colpito per la tua stoltezza. Perciò fu diviso in due il tuo dominio e da Èfraim ebbe inizio un regno ribelle. Ma il Signore non ha rinnegato la sua misericordia, non ha lasciato cadere nessuna delle sue parole.
(Sir 47,18-22)
Ripercorrere la storia della salvezza e trovare le tracce della presenza del Signore non significa fingere che tutto vada bene, che qualsiasi comportamento si possa accettare. Salomone, colui che appariva come benedetto dal Signore in virtù della grande abbondanza vissuta dal popolo durante il suo regno, ha disperso ogni tesoro. Non è sufficiente la prosperità se non la si sa governare, infatti il regno viene diviso.
Eppure, alla infedeltà – cioè all’incapacità di comprendere come far fruttare i doni ricevuti – il Signore non risponde revocando la sua promessa.
Come nella storia del popolo di Israele, così nella storia di ciascuno si tratta di considerare la propria vita con uno sguardo capace di riconosce il male compiuto non per una sterile condanna, ma per mettersi nuovamente in ascolto di quanto promesso dal Signore.
Preghiamo
Benedetto il Signore, Dio d’Israele:
egli solo compie meraviglie.
E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Dal Salmo 71 (72)