Martedì dopo la Dedicazione

Ap 1,10; 2,1-7; Sal 7; Mc 3,13-19

Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; eAndrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. (Mc 3,13-19)

Li costituisce perché stiano con lui, e per inviarli. Potrebbe trattarsi di una sequenza: prima stare con lui e in lui, e poi, con lui nel cuore, partire, uscire e andare come inviati. Battezzati e inviati!
Percorrere le vie del mondo non per vivacchiare, ma nemmeno sentendoci addosso l’ansia di dover restituire qualcosa al Padre che ci ha costituiti, come se fossimo in debito. Non dobbiamo restituire nulla. Non siamo in debito! Non dobbiamo riflettere la luce, ovvero ritornarla così come ci è venuta. Dobbiamo rifrangerla! Secondo il nostro angolo. Secondo l’angolo di Pietro, di Giovanni, di Giacomo, di Mario, di Maurizio, di Claudia, di Francesca, di Corinna figlia di Giuseppe, di Mattia… di ciascuno di noi.

Preghiamo

Padre Santo,
alimenta il sogno di una Chiesa «in uscita»
perché «io sono una missione su questa terra,
e per questo mi trovo in questo mondo» (EG 273).

 

 

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