IV Domenica dopo Pentecoste

Gen 4,1-16; Sal 49; Eb 11,1-6; Mt 5,21-24

 

“…Lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono”. (Mt 5, 24)

 

La Genesi ci racconta il parto del primo uomo “nato da donna” e anche del secondo che sarà vittima del primo. Comincia così, subito, la tragedia umana e il sangue della vittima ha il potere di gridare al creatore il suo dolore. 

L’autore della lettera agli ebrei ci racconta che il sangue di Gesù è “ancora più eloquente di quello di Abele” e il suo grido è dalla croce: “ Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno” ( Lc 23,34). Quel sangue versato nel calice dell’alleanza nuova, ci rivela Gesù come nostro fratello, come colui che “non ha vergogna di chiamarci fratelli” il suo sangue grida a Dio per ottenere giustizia. E la ottiene nella resurrezione.

 Anche noi come Caino troveremo un segno sulla nostra fronte, ma questa volta sarà il segno dei perdonati (Ap 7,3; 22,4!) e contemplando il volto del Dio di Gesù di Nazareth scopriamo di essere fratelli di quest’Uomo che, diversamente da Caino, ha accettato di essere il “custode dei suoi fratelli”. A questo Gesù ci educa: crescere fino a vivere la figliolanza con Dio o regredire fino a Caino.

 

Preghiamo col Salmo

 

Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli i tuoi voti all’Altissimo;
invocami nel giorno della sventura:
ti salverò e tu mi darai gloria.

 

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