GIOVEDÌ 11 APRILE

Gen 49,29-50,13; Sal 118 (119),145-152; Pr 31,1-9; Gv 7,43-53

Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta». E ciascuno tornò a casa sua. (Gv 7,50-53)

Nel Vangelo di oggi ci troviamo davanti a tre personaggi: le autorità religiose, le guardie che tornano a mani vuote e infine Nicodemo. Sembrerebbe che quelli che si lascino convincere dalle parole di Gesù siano i più ignoranti. Nella semplicità riescono a cogliere la straordinarietà. I farisei invece, i più dotti, resistono a Gesù e usano la Torah per screditarlo. Sembrerebbe a questo punto che il Vangelo inviti all’ignoranza anziché allo studio, invece Nicodemo, proprio richiamandosi alla Torah vuole creare lo spazio necessario per incontrare Gesù. In discussione non c’è la Torah, quanto piuttosto come l’umano possa usarla. Il brano di oggi ci richiama a guardare alle Scritture con umiltà e onestà così da lasciarci condurre a Cristo. La sapienza è ciò che ci porta a spalancare gli occhi davanti al Signore.

Preghiamo

Invoco con tutto il cuore: Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi decreti.
Io t’invoco: salvami
e osserverò i tuoi insegnamenti.
Precedo l’aurora e grido aiuto,
spero nelle tue parole.
(Sal 118,145-147)

[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]

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