Venerdì della settimana della XII Domenica dopo Pentecoste
Esd 7, 1a. 6b-26; Sal 121 (122); Lc 13, 6-9
Dopo questi avvenimenti, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, partì da Babilonia. Egli era uno scriba esperto nella legge di Mosè, data dal Signore, Dio d’Israele. Poiché la mano del Signore, suo Dio, era su di lui, il re aveva esaudito ogni sua richiesta. Partirono per Gerusalemme alcuni Israeliti, sacerdoti, leviti, cantori, portieri e oblati, nel settimo anno del re Artaserse. Egli arrivò a Gerusalemme nel quinto mese: era l’anno settimo del re. Egli aveva fissato la partenza da Babilonia per il primo giorno del primo mese, e il primo del quinto mese arrivò a Gerusalemme, poiché la mano benevola del suo Dio era su di lui. Infatti Esdra si era dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del Signore e a praticarla e a insegnare in Israele le leggi e le norme. (Esd 7,1a.6b-10)
Il momento del ritorno nella terra promessa è finalmente arrivato, attuato grazie allo scriba Esdra. È significativo il nesso che viene rilevato tra la possibilità di tornare a Gerusalemme e il fatto che tutta l’attività di Esdra fu dedicata allo studio intenso della Scrittura, così da poter vivere secondo la legge. La speranza del popolo è stata alimentata grazie al confronto con la legge, segno che il Signore non avrebbe revocato la sua promessa.
Ciascuno può chiedersi su cosa basi le proprie speranze, in quale modo sia capace di conoscere il Signore e la sua promessa: la Scrittura è la sorgente inesauribile che dona la possibilità di entrare in una relazione tanto profonda con lui da offrire l’occasione per costruire giorno per giorno un’esistenza nuova.
Preghiamo
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
dal Salmo 121 (122)