VI Domenica dopo Pentecoste
Es 33, 18 – 34, 10; Sal 76 (77); 1Cor 3, 5-11; Lc 6, 20-31
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te». (Es 34,9-10)
Appena dopo aver consegnato a Mosè le tavole della legge il Signore ribadisce l’alleanza, annunciando che compirà meraviglie in favore del popolo di Israele. L’opera del Signore è dono totale, ma non lascia inerti gli esseri umani, la sua alleanza convoca tutti a vivere ogni giorno fedeli alla Legge. La preghiera di Mosè, infatti, termina chiedendo «fa’ di noi la tua eredità»: di generazione in generazione il popolo di Israele sarà legato al Signore.
Quel legame non si è interrotto, ma è stato portato a compimento in Gesù, che rinnova l’alleanza proclamando le Beatitudini. Ciascun cristiano sa quanto sia impegnativo fare delle Beatitudini la norma della propria vita, ma è anche consapevole che esse consistono nel dono più grande, esse dilatano la misura della propria vita fino a quella vissuta da Gesù.
Preghiamo
Ricordo i prodigi del Signore,
sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo.
Vado considerando le tue opere,
medito tutte le tue prodezze.
Dal Salmo 76 (77)