Mercoledì della settimana della VII Domenica dopo Pentecoste
Gdc 2, 18 – 3, 6; Sal 105 (106); Lc 9, 51-56
In quei giorni. Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perché il Signore si muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano. Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro: non desistevano dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata. (Gdc 2,18-19)
Il periodo segnato dalla guida di Giosuè è positivo per Israele: non solo la conquista della terra si realizza con facilità, ma soprattutto l’alleanza con il Signore è custodita, vivendo secondo giustizia. Il periodo che segue non è ugualmente positivo, il popolo necessita dei giudici che possano guidarlo, le sue azioni non dipendono da una scelta profonda, radicata nell’animo, tanto che alla morte del giudice subito molti tornano a essere infedeli, a dimenticare le relazioni buone.
Ciascuno è messo in discussione da queste parole: capita di fare dipendere le proprie scelte non dalla costruzione faticosa, ma profonda, della propria personalità, ma solo dal fatto che ci si lascia influenzare e trasportare da persone carismatiche. Queste persone sono un dono del Signore, tuttavia la loro mediazione è solo il primo passo perché si possa dare una chiara direzione alla propria esperienza, da costruire giorno per giorno.
Preghiamo
Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
Ma Dio li salvò per il suo nome,
per far conoscere la sua potenza.
dal Salmo 105 (106)