VI Domenica di Pasqua
At 4,8-14; Sal 117; 1Cor 2,12-16; Gv 14,25-29
«Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.» (At 4,11-12)
Se ci sentiamo, almeno un poco, “costruttori” in questo mondo, partecipi del compito di rendere almeno un poco più bella la storia; se ci sentiamo capaci di portare un contributo per lo sviluppo di questa umana convivenza; se riconosciamo di avere qualcosa da mettere al servizio anche degli altri: allora potremo dare il massimo e portare frutto e costruire futuro, prendendo sul serio le parole con cui Pietro si rivolge alle autorità del suo popolo. Ponendo Gesù, le sue parole e la sua vita a fondamento del nostro agire, allora lo spazio delle nostre possibilità si farà ampio e i nostri sforzi si inseriranno nel meraviglioso progetto del Padre, e le nostre fatiche non saranno vane. Molti lavorano per il regno di Dio, magari anche inconsapevolmente, perché spendono la propria vita generosamente e nell’amore; ma noi sappiamo, e a Gesù vogliamo continuare a guardare, perché lui è la salvezza per tutti, anche per chi non lo conosce, comunque. Ecco perché Pasqua è festa, sempre.
Preghiamo
Dio, tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
mi hai esaudito e mi hai fatto crescere.
(Sal 18,36)