Martedì della V settimana di Pasqua
At 15,13-31; Sal 56; Gv 10,31-42
«Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue.» (At 15,19-20)
Quanti passi hanno fatto le Chiese nel percorso missionario di evangelizzazione, incontrando culture diverse, popoli con storie differenti e usi e costumi spesso lontani da quelli delle prime comunità in cui il cristianesimo è nato e si è sviluppato! C’è da fare festa per il modo con cui uomini e donne hanno saputo lasciare spazio al messaggio di Gesù, senza impoverirlo, ma sapendone illuminare sempre ulteriori aspetti grazie alla forza penetrante dello Spirito di Dio anche in contesti nuovi. Sempre nuove sfide chiedono alle Chiese cristiane di corrispondere alle attese dell’umanità, a nuove acquisizioni, scoperte, forme comunicative… Giacomo, a conclusione dell’assemblea di Gerusalemme, mostra di essere uomo capace di stare in ascolto della voce che viene dalla vita delle comunità e comunque continuamente in ascolto delle Scritture, che conosce e vuole citare nel suo discorso conclusivo. Dagli Atti abbiamo, ancora una volta, tracce di un cammino mai definitivamente concluso, tracce preziose per noi adesso e sempre.
Preghiamo
Tieni saldi i miei passi sulle tue vie
e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco perché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.
(Sal 17,5-6)