Lunedì della V settimana di Pasqua
At 15,1-12; Sal 121; Gv 8,21-30
Tutta l’assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro. (At 15,12)
A Gerusalemme si convoca la prima significativa assemblea, per “conciliare” la comunità in un percorso condiviso e accettato da tutti, in comunione, a fronte di una disputa che aveva acceso gli animi dei primi credenti. Le differenti esperienze vissute dalle comunità di Gerusalemme e di Antiochia di Siria chiedevano la ricerca di un intento convergente. E gli Atti ci descrivono, nelle ultime righe di questo brano, un “metodo” irrinunciabile per la Chiesa anche oggi, nella prospettiva di quella “sinodalità” che vogliamo riconquistare e rendere stabile nel nostro camminare insieme. L’assemblea è capace di tacere, anzitutto; perché non sempre la mia voce deve alzarsi più in alto delle altre voci. L’assemblea è poi capace di ascolto; perché da altrove possono giungere la parola illuminante e il soffio dello Spirito. Infine l’assemblea si concentra sui segni di luce che Dio ha già saputo realizzare nella storia, riconoscendoli, non lasciandoli disperdere, non perdendoli nell’anonimato. Ne saremo capaci ancora?
Preghiamo
Signore, dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia.
(Sal 17,2-3)