Sabato della IV settimana di Pasqua
At 14,1-7.21-27; Sal 144; 1Cor 15,29-34b; Gv 7,32-36
Paolo e Bàrnaba, appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede. (At 14,27)
Paolo e Bàrnaba, inviati dalla prima comunità cristiana di Antiochia di Siria, vi tornano dopo aver percorso diverse città e aver predicato l’Evangelo. È proprio bello vedere come questa loro esperienza missionaria sia narrata da Luca, negli Atti, come un percorso che non ha solamente donato ad altri la possibilità della fede, ma che sa tornare alla comunità di invio come arricchimento incoraggiante e capace di rinnovare la scelta già compiuta. Ogni invio missionario chiede anche una restituzione, perché ne crescano insieme chi riceve l’annuncio e chi lo ha promosso. La Parola insegna anche a chi la porta e a chi ne ha promosso la diffusione, sempre! Insieme si gioisce per quello che Dio compie attraverso noi, come questo testo degli Atti sottolinea senza tentennamenti: l’azione è quella di Dio, noi possiamo esserne semmai strumenti, preziosi strumenti, ma mai padroni. La porta della fede si può aprire ancora, anche oggi, e lo slancio missionario della Chiesa deve continuare, guidato dai segni della risurrezione.
Preghiamo
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.
Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate le sue imprese tra i popoli.
(Sal 9,11-12)