Giovedì della IV settimana di Pasqua
At 13,13-42; Sal 88; Gv 7,14-24
E noi vi annunciamo che la promessa fatta ai padri si è realizzata, perché Dio l’ha compiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo: «Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato». (At 13,32-33)
Il discorso di Paolo ad Antiochia di Pisidia è carico della storia del popolo ebraico, che ha atteso, sperato, scrutato l’orizzonte in ogni difficoltà, cercando di scorgervi il compiersi della promessa di riscatto e di salvezza, fatta da Dio. Paolo vuole che i suoi ascoltatori aprano gli occhi e riconoscano i segni di questo compimento, che sono poi i segni della Pasqua. Anche noi oggi abbiamo continuamente bisogno che parole accalorate e decise ci aprano gli occhi, perché le fatiche e le delusioni del nostro tempo non ci impediscano di scorgere i segni vivi e presenti della risurrezione, i segni della salvezza offerta da Gesù, i segni del riscatto per tutti possibile, perché Dio in Gesù si è mostrato misericordioso, pronto al perdono, innamorato dell’umanità, nonostante il male seminato nella storia. Fatichiamo, sì, ma non ci sia tristezza che opprime. Soffriamo, certo, ma ci accompagni un’incrollabile speranza. Siamo spesso delusi, anche da noi stessi, ma c’è ancora ragione per credere a un mondo migliore, un universo benedetto, una storia salvata.
Preghiamo
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.
Intonate al Signore un canto di grazie,
sulla cetra cantate inni al nostro Dio.
(Sal 147,6-7)