Giovedì della III settimana di Pasqua
At 6,8-15; Sal 26; Gv 6,16-21
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilicia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. (At 6,9-10)
Affascinante questa irresistibilità delle parole di Stefano, uomo che si lascia condurre dalla sapienza dello Spirito di Dio. Non c’è che questo a rendere inattaccabile il suo discorso. In ciò le Scritture sono chiare: Stefano non ha altra ricchezza se non il dono dello Spirito cui si affida. Pagherà di persona, certo, fino a morirne; ma permette alla Parola di Dio di scavare spazi di accoglienza nel cuore dei presenti, che sanno riconoscere la vera sapienza, distinguendola dalla forza, dal potere, dalla tradizione fine a se stessa, dalla ripetitività stanca e sterile. È compito di tutti noi rendere la Chiesa più vitale, più affascinante, segnata dal fresco soffio dello Spirito. Solo la nostra docilità a questo vento leggero e insieme potente potrà rendere irresistibili le nostre scelte nella direzione del disegno di Dio, del suo progetto di amore, che la vita di Gesù ci ha definitivamente consegnato. Le nostre abilità contano fino a un certo punto; lo Spirito di Dio giunge oltre.
Preghiamo
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quando grande il loro numero, o Dio!
Se volessi contarli sono più della sabbia.
Mi risveglio e sono ancora con te.
(Sal 139,17-18)