Venerdì della II settimana di Pasqua

At 5,1-11; Sal 32; Gv 3,22-30

Un uomo di nome Anania, con sua moglie Saffira, vendette un terreno e, tenuta per sé, d’accordo con la moglie, una parte del ricavato, consegnò l’altra parte deponendola ai piedi dell’apostolo. (At 5,1-2)

Siamo sempre tentati di aggiustare a nostra misura quelle che sono le benedette esigenze del Vangelo, e a volte per inseguire qualcosa di non così rilevante. Come fanno Anania e Saffira, che in questa narrazione cercano di ottenere il doppio vantaggio di far bella figura con la comunità cristiana, mostrandosi generosi, e insieme trattenere per sé una parte del ricavato della vendita, dichiarando invece di aver donato tutto. Sarà tragico, l’epilogo di questo episodio, persino eccessivo, capace di gettare nel timore tutta la Chiesa. Non che il messaggio di Gesù sia solo per integerrimi osservanti, ma certamente non si possono lasciare zone d’ombra, angoli bui, pensando che lo Spirito di Dio non possa penetrarvi e smascherare la nostra piccineria; possiamo sbagliare, ma non possiamo pensare di ingannare lo sguardo dell’Altissimo e nemmeno possiamo pensare di ingannare noi stessi, dicendoci che, in fondo, ci si può anche concedere qualcosa di altro segno… Scegliere per la Via di Gesù può costare, ma quanta Vita dona!

Preghiamo

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

(Sal 139,1b-3)

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