Lunedì della II settimana di Pasqua
At 1,12-14; Sal 26; Gv 1,35-42
Gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi. (At 1,12-13a)
È un gruppo che si muove insieme, quello degli apostoli. E ripercorrono i passi del Maestro: il luogo dell’ultima cena è diventato la loro casa comune; persino il luogo dell’arresto, che ricorda così la vergogna della loro incomprensione e della loro fuga, è tappa del loro cammino. Non possono staccarsi da ciò che hanno vissuto con il loro amato Gesù: ne custodiscono le tracce, le seguono e le ripetono. Lo hanno ascoltato e incontrato per quaranta giorni, hanno registrato il suo invito a testimoniarlo ovunque e la sua promessa del dono dello Spirito, lo hanno visto allontanarsi da loro. Ora avvertono tutta la responsabilità loro affidata, anche se non si sentono capaci di grandi progetti. Ma si raccolgono insieme, si aiutano a vicenda nello sforzo di capire, rimangono ancorati ai segni di Gesù, unica speranza e motivo di quella fiducia con cui sapranno attendere. Cosa sarebbe mai la Chiesa senza Gesù? Cosa sarebbero mai le nostre comunità cristiane, senza la costante sequela del Maestro e Signore di Nàzaret
Preghiamo
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
(Sal 116,5-6)