Lunedì della III settimana di Quaresima
Gen 18,20-33; Sal 118,57-64; Pr 8,1-11; Mt 6,7-15
Voi dunque pregate così: «Padre nostro che sei nei cieli». (Mt 6,9)
Siamo figli di Dio. Come viviamo la nostra relazione con Lui? Gesù propone la preghiera come luogo dove costruire giorno per giorno un cuore filiale, di consegna e abbandono all’incontro con Dio che ci è “padre”. Tutti gli altri titoli che gli attribuiamo (Signore, Pastore, Re, Roccia…) trovano il loro senso a partire dal nome di Dio che Gesù assolutizza: Padre. Lo riconosciamo «nei cieli»: la sua paternità è altra da quella che sperimentiamo sulla terra, è superiore. È un amore totalmente coinvolto nella nostra storia, nel nostro cammino, vicino e dentro la nostra umanità. Inoltre lo chiamiamo «nostro» Padre: se il nostro rapporto con Dio è quello di figli, questo ci mette in una trama di relazioni che sono una esperienza concreta di fraternità.
Preghiamo
Padre mio, io mi abbandono a te.
Affido l’anima mia alle tue mani,
te la dono mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore
perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi,
di pormi nelle tue mani
senza riserve con infinita fiducia
perché tu sei mio Padre.
(san Charles de Foucauld)