Venerdì della settimana della IV Domenica dopo l'Epifania
Sir 30, 2-11; Sal 50 (51); Mc 7, 1-13
Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti. Chi istruisce il proprio figlio rende geloso il nemico e davanti agli amici si rallegra. Muore il padre? È come se non morisse, perché dopo di sé lascia uno che gli è simile. (Sir 30,2-4)
Parole dure quelle del Siracide, per tutti coloro che vivono l’esperienza della maternità e della paternità, ma anche per chiunque abbia una responsabilità nei confronti del prossimo, nessuno è quindi escluso.
Spesso appare semplice costruire relazioni superficiali che si basano sull’accettazione dell’altro, così che per quieto vivere non si abbia alcun fastidio; ben più difficoltoso, invece, è avere un ruolo costruttivo nei confronti di coloro con i quali si è legati. Sovente questo ruolo implica la correzione che indica gli errori: certamente un momento difficile, ma frutto della responsabilità più piena, che desidera una vita in pienezza per l’altro. Tutto ciò stabilisce legami che non si esauriscono, che addirittura lasciano una traccia indelebile, anche oltre la morte.
Quella traccia, ogni giorno, è il modo per rendere viva la presenza del Signore che ci ha offerto la misura per una esistenza piena.
Preghiamo
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
dal Salmo 50 (51)