Venerdì della settimana della II Domenica dopo l'Epifania
Sir 44, 1; 47, 2-7; Sal 17 (18); Mc 4, 10b. 21-23
Egli scherzò con leoni come con capretti, con gli orsi come con agnelli. Nella sua giovinezza non ha forse ucciso il gigante e cancellato l’ignominia dal popolo, alzando la mano con la pietra nella fionda e abbattendo la tracotanza di Golia? Egli aveva invocato il Signore, l’Altissimo, che concesse alla sua destra la forza di eliminare un potente guerriero e innalzare la potenza del suo popolo. (Sir 47,3-5)
Davide viene ricordato a partire da un’azione compiuta in gioventù, quando tutto il popolo di Israele poté comprendere la logica del Signore che lo aveva scelto. Egli, piccolo e con poche risorse, sconfigge il gigante Golia. La riuscita di quell’impresa non corrisponde semplicemente a indicare che la logica del Signore rovescia i criteri umani, esaltando i piccoli e rifiutando il potere e la forza.
Le ragioni della vittoria di Davide sono ancor più profonde: egli riesce nella sua impresa innanzitutto perché non la fa dipendere solo da sé, ma si affida al Signore, come dimostra invocandolo.
Riconoscere che la storia della salvezza ha una tappa fondamentale nella vita di Davide significa interrogare sé stessi, per capire se si è in grado di fare proprio lo stile del Signore che sceglie gli umili. Infine, soprattutto, per riconoscere che la vita davvero riuscita è quella che non dipende solo dalle proprie forze, ma dalla capacità di affidarsi al Signore.
Preghiamo
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
dal Salmo 17 (18)