Sabato dopo l'Epifania

Ct 4, 7-15. 16e-f; Sal 44 (45); Ef 5, 21-27; Mt 5, 31-32

Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiusa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e àloe, con tutti gli aromi migliori. Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive che sgorgano dal Libano. Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti. (Ct 4,12-15.16e-f)

L’amato fa un elogio di colei che diverrà la sua sposa. È il Signore stesso che si rivolge alla sua Chiesa elencandone le virtù. In un rapporto d’amore il legame che unisce i due non dà gioia soltanto agli amanti, ma si dilata, ricade su tutte le persone che essi incontrano. Così per le donne e gli uomini che possono rispondere al Signore, lasciando che egli abiti le loro vite: il rapporto intimo di ciascuno con il Signore non è motivo di una chiusura egoistica, ma apre all’incontro con tutti, spinge a raggiungere quanti più possibile con i doni che si possiedono.

Preghiamo

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi.

dal Salmo 44 (45)

 

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