Dt 6,4-9; Sal 77 (78); Ef 6,10-19; Mt 11,25-30

 

In quel tempo Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore".  (Mt 11,25-26.28-29a)

 

Gesù si emoziona, si rallegra perché a maestri e dottori, il Padre preferisce “i piccoli”( v. 25). Sono i semplici, gli ignoranti, gente disprezzata, considerata incapace di seguire da sola il buon cammino, gente da guidare. Dire piccoli è dire poveri, affamati, afflitti, peccatori, ammalati, pecore senza pastore, bambini… Dire piccoli è dire tutto il blocco degli esclusi, dei non invitati di cui parla l’evangelo: sono i poveri dell’umanità!

L’intelligente non è necessariamente orgoglioso, ne l’ignorante sempre umile. La differenza non viene, in primo luogo, da condizioni morali o religiose, ma da una situazione umana in cui Dio si rivela trasformando valori e criteri. 

Gesù ci invita a rallegraci con Lui, a fare nostra questa preferenza che tanto piace al Padre. L’amore libero e gratuito del Padre è il centro. Da lì possiamo capire la sua esigenza d’impegno e solidarietà con gli altri. Il giogo è soave perché si radica nell’amore, l’amore di colui che verrà a noi non in groppa ad un cavallo da signori, ma sull’asino del povero.

 

 

Preghiamo

 

Tu che conosci i segreti dei cuori

lavami nel tuo sangue dalla colpa.

Signore, dammi tempo di pentirmi

e di invocare: «Ho peccato, perdonami».

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