Gs 3,7-17; Sal 113a; Lc 8,40-42a.49-56

 

Stava ancora parlando quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”. Ma Gesù avendo udito rispose: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. (Lc 8, 49-50)

 

Da una parte i Geraseni che allontanano Gesù, dall’altra la folla che lo attende; in mezzo il mare, simbolo delle potenze ostili alla vita sulle quali Gesù si è manifestato vincitore. Sembra di sentire l’eco della domanda di Gesù “Non avete ancora fede?” e di quella dei discepoli “Chi è dunque costui?” risuonare insistente al ritmo delle onde.

A riva l’attesa della folla si precisa nell’attesa di Giairo, che riconosce a Gesù il potere di guarire la sua unica figlia in pericolo di vita. Preghiera comprensibile di fronte alla malattia. Ma sopraggiunta la morte si può chiedere al Maestro, come per Giairo, di non temere e di avere fede: lui, capo della sinagoga, forte della testimonianza delle Scritture, è chiamato a riconoscere che Gesù non è solo un guaritore o un uomo di Dio, ma che è il Messia, colui che compie l’attesa escatologica. A questa fede risponde la parola di Gesù che fa tornare la vita in quella casa.

La fede è per tutti la condizione perché si manifesti la potenza di Dio in Cristo, ma è anche cammino aperto dall’incontro con Cristo: cammino di salvezza non solo per la fanciulla, ma anche per suo padre e per ciascuno di noi.

 

Preghiamo col Salmo

 

Trema, o terra, davanti al Signore,

davanti al Dio di Giacobbe,

che muta la rupe in un lago,

la roccia in sorgenti d’acqua.

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