Pasqua nella resurrezione del Signore
At 1,1-8a; Sal 117 (118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
Ultimo tra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. (1Cor 15,8-10a)
Che ci appaia la luce di Gesù. E che i nostri tradimenti e il nostro peccato non ci facciano chiudere gli occhi davanti alla grazia con cui il Signore vuole comunque raggiungerci. Celebrare Pasqua è anche rinnovare questo sguardo fiducioso sulla salvezza di Dio, che tutti riguarda, nessuno escluso. Oggi si allarghi la festa, perché possiamo anche essere on fondo alla fila nell’attesa di un segno, possiamo anche ritrovarci fuori tra gli esclusi, ma la grazia di cui parla Paolo ci riguarda comunque. Oggi – siamo quello che siamo – c’è spazio perché anche in noi tale grazia non sia vana. In questo campo che è il mondo, il cambiamento è ancora possibile!
Preghiamo
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.
(Ef 1,11-14)