At 3,12b-16; Sal 64(65); 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14

 

“…perché sapevano bene che era il Signore”.                        (Gv 21,13)

 

Nel vangelo di ieri siamo stati invitati, insieme ai discepoli, a recarci in Galilea. Potremmo restare un po’ delusi. Troviamo i discepoli ancora a pescare! Tutto è successo perché tutto restasse come prima? Saliamo anche noi sulla barca…dobbiamo sentire la fatica della pesca, la frustrazione delle reti vuote, dopo tutto quello che abbiamo vissuto a Gerusalemme! Inaspettata e non riconosciuta arriva la voce di Gesù, con quella parola:”Figlioli…” Ad essa corrisponde un fatto: le nostre reti, da vuote, sono diventate improvvisamente insufficienti. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e, difatti, Gesù copre con la sua voce questa distanza. Con o senza Gesù; tutto cambia. I discepoli, e Pietro per primo, ricevono qui la perfetta guarigione di cui parla la prima lettura. La presunzione, la vigliaccheria, le “ferite” della passione: tutto è assunto, superato e rilanciato. Gesù, per noi, cuoce del pesce sulla brace, ci dà il pane, ci chiama Figlioli. Questo solo ci basta. Questa è la Verità che ci salva. Questo fa gridare di gioia le soglie dell’oriente e dell’occidente.

 

Preghiamo

 

Beato chi hai scelto perché ti stia vicino:

abiterà nei tuoi atri.

Gli abitanti degli estremi confini

sono presi da timore davanti ai tuoi segni:

tu fai gridare di gioia

le soglie dell’oriente e dell’occidente             

            (dal salmo 64)

 

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